Scheda 16
I vasi canopici
Il lungo processo di mummificazione praticato nell’antico Egitto prevedeva la conservazione delle viscere del defunto in quattro appositi contenitori detti canopi, aventi, ciascuno, una funzione e un significato proprio.
Dio e città
La definizione di “canopi”, o vasi canopici, fu introdotta dagli antiquari del secolo scorso confondendo la particolare forma di tali contenitori con il dio Canopo, venerato in tarda epoca come una delle forme di Osiride e rappresentato, appunto, come vaso, una giara con tappo dalla forma di testa umana e originario della città di Canopo, nella regione del Delta. Di questa città, oggi nota come Abukir, Strabone ci racconta che: “è una città distante per terra cento venti stadi da Alessandria e vi è un santuario di Serapis venerato con grande religione e famoso per guarigioni, tanto che vi credono anche gli uomini più istruiti e, nel bisogno, vi si recano o vi mandano altri per loro. Alcuni scrivono le storie delle guarigioni, altri le virtù degli oracoli che qui vi si rendono. Ma, soprattutto, è grandissima la moltitudine di coloro che in certe solennità concorrono da Alessandria a Canopo; tutto
il giorno e tutta la notte il canale canopico è pienissimo di uomini e di donne che cantano e tripudiano sopra piccole barche, abbandonandosi a un'estrema lascivia, ovvero si spargono qua e là per le abitazioni di Canopo situate lungo lo stesso canale e destinate appunto a siffatti divertimenti e stravizi”
In riferimento alla città è anche il decreto trilingue di Canopo del 237 a.C. con il quale Tolomeo III Evergete tentò, senza riuscirvi, di rimettere in fase il calendario civile con la realtà astronomica, aggiungendo un giorno dopo gli epagomeni ogni quattro anni, perché, “com’è già accaduto in precedenza”, non capiti che “le feste nazionali che hanno luogo d'inverno finiscano col cadere d'estate”.
I quattro figli di Horus
Durante la fase di mummificazione, il corpo del defunto era svuotato delle interiora, le quali, anch’esse mummificate, erano deposte in appositi vasi, i canopi, appunto.
Questa pratica fu in uso almeno dall'Antico Regno, dalla IV dinastia, da cui c’è noto l'esempio più antico che si conosca e vale a dire quello della regina Hetepheres I, madre di re Khufu, nella cui tomba fu rinvenuta una cassa canopica in calcite divisa in quattro scomparti.
Evoluzione di tale antico esempio sono casse di quel tipo divise in quattro scomparti e chiuse da un coperchio comune, oppure casse analoghe chiuse da quattro coperchi differenti o ancora vasi separati, ognuno chiuso da un particolare coperchio.
L’utilizzo dei vasi canopici come effettivi contenitori delle viscere del defunto termina in Epoca Tarda, dove le interiora erano ugualmente mummificate ma i pacchetti erano posti nel cadavere, anche se quest’ultimo, nel suo viaggio nell’aldilà, era spesso accompagnato da canopi simbolici deposti nella tomba.
I vasi canopici erano sempre quattro e sul coperchio di ognuno era presente l’immagine di uno dei figli di Horus, quest’ultimo connesso a una dea e un punto cardinale e destinato a proteggere l’organo lì deposto. Anche se le effigi sui tappi furono presenti da secoli addietro, fu solo dal Nuovo Regno che la loro disposizione fu standardizzata, e l’opera protettiva dei quattro figli di Horus assunse un carattere preciso:
1. Amset, dalla testa umana, proteggeva il fegato, era connesso con la dea Iside ed indicava il sud.
2. Hapi, dalla testa di babbuino, vegliava i polmoni ed era legato alla dea Nephthys e al nord.
3. Duamutef, dalla testa di sciacallo era connesso allo stomaco, alla dea Neith e indicava l'est.
4. Qebehsenuf, dalla testa di falco, vegliava gli intestini ed era associato alla dea Selket e indicava l'ovest.
Durante la XVIII dinastia, i coperchi erano talvolta tutti e quattro in forma di testa umana: un esempio di ciò è la cassa canopica in alabastro di Tutankhamon. Essa era divisa in quattro compartimenti ed ogni tappo era un ritratto del giovane re defunto. Ognuno dei compartimenti conteneva un piccolo sarcofago in oro in cui erano deposte le interiora. Sui piccoli sarcofagi erano incise le formule per i quattro figli di Horus, mentre le quattro relative dee erano scolpite sui quattro angoli fuori dalla cassa.
Fine