Scheda 40
Tuthmosis III
Tuthmosis III - III parte
La svolta bellica
Nel periodo di coreggenza con la tutrice Hatshepsut, l'Egitto non conobbe guerre, grazie alla illuminata politica della regina ed alla stabilità territoriale garantita dal padre di questa, Tuthmosis I.
Quando, nel XXII anno di regno, Tuthmosis III divenne unico re, iniziò subito le sue campagne militari. Per prima cosa riorganizzò la macchina bellica, dato che fu l'unico campo in cui l'Egitto non progredì sotto la guida di Hatshepsut. L'intrepido re arrivò a costituire un esercito di 20.000 uomini ben equipaggiati per affrontare le lunghe campagne militari che di lì a breve avrebbe intrapreso. Va ricordato che l'esercito egiziano non fu mai tecnicamente all'avanguardia, privo di vere macchine belliche all'infuori dei carri da guerra trainati dai cavalli: le armi erano costituite da archi, lance, bastoni, fionde e scudi, ma i soldati erano spinti dal grande coraggio e dall'esempio del faraone.
Dietro questa intraprendenza militare di Tuthmosis III c'erano i disordini e le guerriglie da parte di sudditi tumultuosi che ai confini dell'Egitto istigavano la rivolta contro lo stato faraonico. Il lungo periodo di pace e prosperità della coreggenza era seriamente minacciato. E' ipotizzabile che dietro il ritiro di Hatshepsut dal potere ci siano stati anche questi aspetti militari; Tuthmosis III era pronto a reggere le sorti del regno in piena autonomia, probabilmente ansioso di ripetere le gesta del nonno dietro la minaccia di possibili sommosse o aggressioni. Si può così spiegare la rapida svolta politica impressa dal re salito solitario al trono.
Le campagne asiatiche
Tuthmosis III fu molto preoccupato dai confini asiatici, la zona oltre il Sinai che comprende oggi lo stato d'Israele, la Siria e il Libano che gli egizi chiamavano Retenu, da sempre fonte d'invasioni e sommosse: il grande re vi condusse 14 campagne militari, l'ultima nell'anno 39 di regno.
La prima, una delle più importanti, mirava ad annientare alcuni stati ribelli di Retenu che si erano coalizzati divenendo una forte minaccia per l'Egitto. A guidare l'alleanza degli insorti era il re di Qadesh, una località dell'odierna Siria, alleato con lo stato di Megiddo, ora in Israele. Tuthmosis III, riorganizzato l'esercito, partì per quella che sarebbe diventata la sua più celebre spedizione militare. Dopo grandi battaglie, l'esercito egiziano vinse su quello della coalizione ritiratosi entro le mura di Megiddo perdendo il controllo del territorio, subito annesso all'Egitto. L'indomito re di Qadesh, però, nel ventitreesimo anno di regno, tentò la riconquista della città provocando l'immediata reazione di Tuthmosis III. Il faraone, insieme ai suoi fedelissimi generali, studiò un piano per stroncare l'iniziativa: l'azione prevedeva di sorprendere i ribelli giungendo a Megiddo da una via secondaria e impervia, cosa che ai nemici sembrava davvero improbabile. Fu così che gli egiziani sorpresero l'esercito avversario costringendolo alla fuga. Al posto di seguire ed annientare l'avversario i soldati egiziani presero di mira il bottino abbandonato dai fuggitivi ripiegati su Megiddo: la razzia costò cara a Tuthmosis III ed il suo esercito perché dovettero attendere sette mesi prima di riuscire ad espugnare definitivamente la città. Dopo la prima grande vittoria e la sottomissione di Retenu, Tuthmosis compì svariate incursioni nei territori conquistati, prevalentemente per dimostrare la supremazia dell'Egitto e l'inutilità di eventuali ribellioni.
Le cronache narrano che durante la quinta campagna gli egiziani vinsero sull'esercito di Tulip, un regno della coalizione, nella sesta debellarono l'ennesima rivolta di Qadesh, mentre, nella settima, a Byblos, Tuthmosis III fece costruire una flotta di navi trasportandola fino all'Eufrate per combattere ed annientare un altro grande regno, quello dei Mitanni. Nell'ottava campagna vi fu la prima battaglia tra l'esercito egiziano e quello mitanno, nei territori ora libanesi. Gli scontri continuarono senza tregua fino alla definitiva sconfitta del potente stato dei Mitanni, il cui esercito fu sbaragliato e costretto a fuggire oltre il "Grande Fiume che scorre al contrario rispetto al Nilo". E' certo che Tuthmosis III raggiunse lo stesso punto in cui il nonno, Tuthmosis I, fece scolpire una stele, accanto al quale il nipote volle una copia con indicate le sue gesta: ma Tuthmosis III non si fermò, attraversò il fiume spingendosi fin dove nessun re egiziano era mai giunto.
E' da precisare, in ogni caso, che il fiume in questione non è ancora stato identificato. La maggioranza dei ricercatori ritiene che detto fiume sia proprio l'Eufrate, mentre per altri si tratterebbe del Nahr el Kebir che separa il Libano dalla Siria.
Le campagne asiatiche impegnarono Tuthmosis III per tutta la vita. Egli, nel tentativo di rendere stabili i confini dell'Egitto ampliandone i territori, dovette combattere per tutto il suo regno contro la caparbietà degli asiatici. Ebbe, comunque, la meglio anche se in tarda età, nel trentanovesimo anno di regno, dovette affidare il comando delle operazioni militari al fedele generale Amenemhab, mossa che gli cosentì di sconfiggere definitivamente gli insorti facendo prigioniero il re che li guidava.
Il più grande
Le lunghe ed estenuanti campagne militari nel vicino oriente, di fatto, resero solido lo stato egizio perché era proprio quella l'area militarmente e politicamente instabile per la quale già Tuthmosis I aveva combattuto memorabili battaglie. Il resto del territorio era controllato senza difficoltà, specie ad occidente dove la forte amministrazione centrale rese le oasi prospere. Ad oriente, la zona delle cave e delle miniere, non c'erano particolari problemi perché gli egiziani ridussero le loro attività estrattive ed ebbero il controllo di tutto il Sinai, porta di accesso di eventuali invasori a quei territori.
Le conquiste di Tuthmosis III si spinsero anche a sud, benché non ci fossero rivolte o particolari problemi amministrativi in quelle zone.
In Nubia, di fatto territorio egiziano, l'intrepido re si spinse sino a EI Kenisa, intorno alla quinta cateratta, dove, anche lì, emulando il nonno Tuthmosis I, fece incidere una stele. Il sovrano, però, non si fermò, proseguì l'esplorazione dei territori fino al paese di Miu, la probabile zona di Meroe e Shendi a nord della sesta cateratta, dove resta nella memoria una grandiosa caccia al rinoceronte.
Tutte queste imprese militari sono sontuosamente narrate negli "Annali" di Karnak e in altri documenti, come la Stele di Gebel Barkal, quella di Armant e una detta la "Stele Poetica", compresa la leggendaria caccia agli elefanti organizzata a seguito di una delle vittorie riportate in Asia.
Tuthmosis III, considerato il più grande faraone di tutta la storia egizia, si spense dopo 54 anni di regno.
Il suo corpo mummificato fu deposto in una tomba costruita secondo lo stile rivoluzionario introdotto da Hatshepsut, la sua grande tutrice che lo allevò e lo preparò ad una grande reggenza, protetto dalle 741 divinità dipinte sulle pareti della bellissima dimora dell'eternità ora nota come KV34.
Fine