Scheda 19
Il Tempio
Il Tempio - II parte
Il Santuario
Per quanto grande e monumentale potesse essere il complesso templare, il santuario era la vera abitazione del dio, il luogo in cui si trovava il Naos, la sede della statua divina destinata a ricevere lo spirito del vero dio che s'introduceva in essa ogni giorno, grazie alle cerimonie mattutine praticate dai sacerdoti.
Generalmente, le pareti del santuario erano decorate con scene di adorazione indicanti tutti i riti che vi si svolgevano, con tanto di commenti che accompagnavano le immagini e formule rituali che dovevano recitare i sacerdoti. Di fronte al santuario (molto più raramente all'interno) si trovava un'ara per le offerte.
Il Naos
Il termine di naos si riferisce al sacrario di un dio, una sorta di tabernacolo su cui si trovava un'immagine della divinità o il suo simbolo sacro. Generalmente, i sacrari erano costruiti in legno ed erano portati in processione sulle barche divine. Per estensione è ugualmente chiamato naos il grande sacrario in pietra (dei templi) che conteneva direttamente la statua divina o, nella maggior parte dei
casi, conservava il naos ligneo, ed era decorato con figure del re intento a reggere il baldacchino. Sulle pareti del naos il faraone è l'unico ad essere rappresentato, in quanto, solo e autentico sacerdote d'Egitto poiché gli altri, per quanto importanti potessero essere, erano solo suoi rappresentanti.
In architettura, quindi, è chiamato naos l'intero ambiente in cui è contenuto il tebernacolo divino, ossia la camera nota anche come cappella. Il Naos, inoltre, era un'immagine del cielo: quando la porta del sacrario era aperta il rito era introdotto dalle parole "le porte del cielo sono aperte".
La camera che precede il sacrario è detta, il pronaos: ad Abydos ce ne sono sette, a Kom Ombo due ma, normalmente, è solo una.
Il Lago Sacro
I principali templi egizi possedevano un lago sacro, un bacino artificiale costruito all'interno dei recinti templari e connesso al Nilo, in quanto l'acqua in esso accumulata ne seguiva i cambiamenti di livello, dato che era costruito in modo tale da non rimanere mai in secca.
Dai molti bacini riportati alla luce dagli scavi, si è potuto costatare che avevano le pareti interamente rivestite con blocchi di pietra e la forma più comune era quella rettangolare o quadrata, talvolta dalle pareti leggermente incurvate. Ad ogni lato del lago vi erano delle rampe di scale che permettevano di raggiungere la superficie delle acque a qualsiasi livello si trovasse, secondo la stagione. Il maggior lago sacro oggi portato alla luce è quello di Karnak, ancora occupato dalle acque del Nilo, mentre altri bacini sacri interessanti si possono osservare a Tanis, Dendera e Madamud.
La tradizione vuole che il lago di Herakleopolis fosse nato dal sangue e dai liquidi di Osiride o di Herishef e il significato di tali bacini fosse quello di conservare attive le forze creatrici, in attesa del nuovo riflusso dalle acque primordiali del Nun, il caos. Ogni mattina, infatti, dal lago sacro la creazione sorgeva nuovamente come il sole, il dio Ra emerso dalle acque primordiali all'alba del mondo: per questo, ogni mattina all'alba, nelle acque dei sacri bacini i sacerdoti si purificavano, prima di iniziare le celebrazioni di rito.
La simbologia dei laghi sacri è confermata da molte iscrizioni, in cui è specificato che il sole del mattino, in tali bacini, si lavasse il viso e nel "Libro delle Porte" è presente una superficie d'acqua rettangolare chiamata "Il mare della vita", sulle cui sponde si trovano dodici divinità a testa di sciacallo.
Sulla riva di questi sacri laghi si praticavano alcuni "misteri" notturni, come quelli della resurrezione di Osiride a Sais descritti da Erodoto e, per rimarcare il legame con il dio dell'Aldilà, va detto che anche i defunti speravano di poter esser purificati con le acque di tali bacini: nelle tombe sono state rinvenute immagini o modelli di laghi con funzioni di coppe da libagione.
Quelli descritti erano gli elementi principali dei templi egizi, ad essi si possono aggiungere il primo cortile, cioè il luogo di incontro tra il dio e il profano, le molteplici stanze adibite a varie esigenze in funzione della tipologia di tempio, le cappelle dedicate alle divinità del luogo, i magazzini delle offerte e un elemento di primaria importanza cioè il nilometro, il prezioso indicatore del livello delle acque del sacro fiume Nilo su cui l'accesso ai templi era rigorosamente orientato.
Il Tempio Divino
Per i templi degli dei o dei defunti (i divini faraoni) si possono distinguere due tipi di piante (planimetrie).
1. Tipo a "cannocchiale". Riproduce simbolicamente il percorso spirituale della Luce, in cui, l'illuminazione solare massima dei viali e dei cortili esterni diminuisce fino a scomparire nel Naos, dove nell'oscurità delle più intime conoscenze spirituali risplende la luce divina. In questo ambito, il tempio è strutturato su di un asse centrale che passa attraverso il pilone esterno con accesso a un cortile inondato di luce. Un secondo pilone porta ad un altro cortile in luce contornato da colonne, la cui ombra, però, circonda tre dei lati. Si giunge, quindi, alla sala ipostila coperta, in cui la luce si fa tenue, crepuscolare, seguita da un pronao, ancora più buio, fiocamente illuminato dalla sola debole luce proveniente dalla sala ipostila. In ultimo il Naos, il santuario, il luogo più intimo e sacro del tempio, ove solo il re e, per delega, i sacerdoti potevano accedere: la luce naturale è assente, dato che il luogo è illuminato da luce divina. E' da notare come, al diminuire della luce naturale, diminuiscono le dimensioni degli spazi in tutti i sensi, tanto in pianta, quanto in sezione, poiché i pavimenti si alzano gradatamente mentre i soffitti si abbassano.
2. Tipo a spirale o labirintico. In quest'ambito templi e tombe erano immagini di posti mitici, pertanto riproducevano quei percorsi tortuosi descritti in molti testi, come nel libro dell'Amduat, in cui è descritto come, dopo mille difficoltà, il sole rinasce a nuova vita. In tale ottica si inquadrano le piante irregolari dei corridoi che erano scavati nelle prime tombe della Valle dei Re nel Nuovo Regno, ma anche i passaggi ricavati intorno ai santuari di molti templi. Massima espressione di tale tipologia è il tempio di Hawara che i Greci chiamarono Labirinto.
Fine II parte