Scheda 29
La Pesca
Una delle attività fondamentali svolte dagli antichi egizi era la pesca, praticata nell'ambiente paludoso del canneto o nei numerosi canali ricchi di canne e papiri. L’attività era svolta utilizzando sei tecniche principali differenti, descritte nelle numerose illustrazioni presenti in molte tombe.
Metodi utilizzati
1. Pesca con nassa. Un metodo che dava una buona resa in termini di quantità era quello della nassa, attestatoci solamente nelle raffigurazioni dell'Antico Regno, diviso in due tipi: la nassa semplice e la nassa doppia. La nassa semplice era costituita da una sorta di gabbia di giunchi, a forma più o meno di bottiglia. Il bordo era ostruito da una serie di giunchi convergenti ad imbuto verso l'interno e disposti in modo da spostarsi lievemente onde permettere, una volta immersa, l'ingresso dei pesci ma non la loro uscita. Una volta piena, bastavano due persone per vuotarla rapidamente dalla parte opposta a quella d'entrata dei pesci e rimetterla in acqua. La nassa doppia era in tutto e per tutto
simile alla semplice, solo che era prolungata da un elemento cilindrico che doveva probabilmente servire da riserva, con la conseguenza che essa doveva essere manovrata da un numero maggiore di persone.
2. Pesca con paniere. Un altro sistema raffigurato nelle cappelle funerarie è quello del paniere. Esso consisteva in una sorta di paniere rovesciato, di forma conica, dalle pareti costituite da giunchi intrecciati. Tale paniere presentava due aperture: una superiore stretta e circondata da un rinforzo, ed una inferiore larga e bordata, da cui sporgevano dei giunchi appuntiti che formavano le pareti del paniere. Lo strumento era usato premendo nel greto le estremità appuntite dell'apertura inferiore, così da imprigionare i pesci in quel punto: infilando la mano nell'apertura superiore si potevano con comodo afferrare gli animali. Questo tipo di pesca poteva essere esercitato solamente in acque abbastanza basse, così da lasciare emersa l'apertura superiore del paniere. Il sistema è attestato soprattutto nelle tombe dell'Antico Regno e degli inizi del Medio, per poi scomparire.
3. Pesca con lenza. Nell'Antico e Medio Regno sono visibili frequenti rappresentazioni di questo tipo di pesca. Va detto che, in genere, esse non costituiscono mai l'argomento centrale di una scena, ma si trovano in margine ad altro (pesca con l'arpione, caccia all'ippopotamo, pesca con le reti, raccolta del papiro). Non sappiamo molto dei singoli particolari tecnici; per lo più il pescatore è rappresentato seduto su una barca o sulla riva con in mano la lenza, la quale entra in acqua direttamente, vale a dire senza la canna. Allo stesso modo non sembra che si usasse un galleggiante. Quanto all'esca essa non è mai rappresentata. Durante il Medio Regno la pesca con la lenza non è attestata ma ricompare della XVIII dinastia e si ritrova nel corso della XIX, esercitata, tuttavia, dal defunto e in una situazione diversa: egli, infatti, sta in genere seduto su di un alto seggio ornato, è vestito elegantemente e si trova in compagnia della moglie; entrambi sono ai bordi di uno specchio d'acqua che ha tutta l'apparenza di essere artificiale.
4. Pesca con rete. La pesca con rete, o a strascico, è senza dubbio il sistema più spesso rappresentato nelle tombe egiziane, attestato dall'Antico Regno fino a tutto il Nuovo Regno. Il metodo non doveva essere dissimile da quello tuttora usato. Esso veniva con ogni probabilità applicato soprattutto nei canali. I pescatori si disponevano in due squadre: una restava a riva reggendo un'estremità della rete, l'altra, reggendo il capo opposto stando su di un'imbarcazione, traversava il canale trascinando e tendendo la rete fino ad arrivare alla riva opposta. Da lì, si tornava alla riva di partenza chiudendo il cerchio, tirando a riva la rete. Quest'ultima era provvista di galleggianti e di pesi che la tenevano verticale e le davano la possibilità di fermare i pesci del canale. La fase maggiormente rappresentata nelle tombe è quella del traino finale della rete. Le due squadre sono in genere raffigurate una di fianco all'altra, mentre la rete descrive un semicerchio sotto la barca. I pesci, numerosissimi, sono visibili all'interno della rete. Alle estremità di questa, due aiutanti sono spesso occupati ad arrotolare i capi della corda che sorregge la rete man mano che questa viene chiusa dalle due squadre. Sovente è rappresentato una sorta di capo pescatore o di sorvegliante che dà consigli o incita i lavoranti. Nel Nuovo Regno, le scene di pesca con la rete tendono a perdere di importanza ed assumono caratteristiche abbastanza stereotipate che fanno perdere all'attività il posto notevole che occupava soprattutto nelle cappelle funerarie dell'Antico Regno.
5. Pesca con vangaiola. Tale metodo era praticato utilizzando due pertiche incrociate e rinforzate da un elemento trasversale in legno che facevano da supporto ad una rete a forma di sacca. Messa la rete in acqua, il pescatore attendeva che si fosse riempita di pesci per rialzarla bruscamente per mezzo delle pertiche, vuotando il pescato in un cestino. Questo sistema è raffigurato nelle cappelle funerarie solo fino agli inizi del Medio Regno.
6. Pesca con l'arpione. La pratica della pesca con l'arpione era sostanzialmente simbolica. Anche se praticata realmente l'intento era quello di raffigurare il defunto felice impegnato nei sacrifici rituali. L'individuo era posto in piedi sulla barca, in genere di papiro adatta alla navigazione palustre, nell'atto di infilzare due pesci (sempre due). Con lui sulla barca sono sovente raffigurati la sposa e i figli, e dalla riva altri personaggi osservano la scena. Questo motivo è in genere una costante dalla V alla XIX dinastia.
Curiosi dettagli
Nelle scene di pesca rinvenute nelle tombe e studiate, è emerso un particolare abbastanza interessante: qualunque sia il tipo di tecnica rappresentato, sovente, i pescatori sono caratterizzati da un loro tipico atteggiamento e modo di porsi. Spesso essi appaiono completamente nudi, cosa che potrebbe di per sé essere collegata al loro lavoro che implicava frequenti immersioni nell'acqua dei canali; altre volte, invece del normale perizoma di stoffa, tipico della stragrande maggioranza delle figure maschili impegnate nei lavori, essi hanno i fianchi cinti da una semplice cintura o da una sorta di fascia; altre volte ancora portano una specie di perizoma che ha tutta l'aria di essere rigido e di essere fatto di giunchi, anziché di normale tessuto. La caratterizzazione più interessante, e non spiegabile direttamente con le implicazioni dell'attività svolta, consiste nel fatto che frequentemente i pescatori sono raffigurati con la barba lunga e i capelli abbastanza corti, ma acconciati in modo da lasciare libera la parte anteriore del cranio. Non sappiamo se tutti questi particolari siano collegati insieme, certo è che essi compaiono spessissimo tra i personaggi la cui attività sia strettamente connessa con la vita nelle paludi. In sostanza, se non conosciamo i motivi della caratterizzazione, è importante registrare che tale caratterizzazione esiste e con troppa frequenza per esser dovuta al caso o al capriccio di un singolo artista.
Fine