Scheda 33
Il Fiore di Loto
Simbolo dell'Alto Egitto, il fiore di loto, in egizio seshen, ebbe grande importanza nella religione e nel costume della Terra dei Faraoni, in quanto rappresentava il sole nascente, esprimeva il concetto di rinascita, il generare nuova vita, elementi tipici della teologia egizia. Frequentemente illustrato nell'arte si ricordano soprattutto le figure che n'esalano la fragranza e i caratteristici capitelli lotiformi, uno dei principali elementi architettonici della civiltà nilotica.
Il fiore della vita
Caratteristico fiore acquatico delle zone del delta del Nilo e del Fayyum, dove attecchisce nei fondi limosi del fiume, le ninfee divinizzate in Egitto erano di due specie:
1. Nymphaea nelumbo. E’ quella che caratterizza maggiormente i capitelli lotiformi ellenistici. Perenne acquatica con foglie piatte o concavo circolari, ondulate ai margini, verdi. I fiori sono bianchi puri, a volte nascosti dal fogliame.
2. Nymphaea coerulea. Loto blu, emblema dell'Alto Egitto nonché del dio Nefertum, caratterizzato da
petali stretti e aguzzi, boccioli a punta e foglie dal bordo lineare fu assunto come simbolo della creazione.
Secondo una delle credenze degli antichi egizi, il fiore di loto, uscito dalle Acque Primordiali, era la culla del sole nascente ogni mattina, mito ispirato dalla particolare caratteristica della pianta i cui petali si aprono il mattino per richiudersi la sera.
In origine, Nefertum indicava la ninfea sacra, ma, nel tempo, mutò in una divinità dall'aspetto umano con, sul capo, il caratteristico fiore, sovente con l'aggiunta di due piume: divenne il dio di Memphis, assimilato a Horus per gli analoghi aspetti solari. Nefertum, già nei Testi delle Piramidi, era chiamato "Bocciolo di loto che è alle narici di Ra", con riferimento al suo profumo. La fragranza è sintetizzata nelle illustrazioni dove regali personaggi aspirano dal fiore, gustandone tutta l'essenza e la magia legata al concetto di rinascita, il respiro di una nuova vita.
Di particolare interesse, perché ispirata proprio al caratteristico fiore, è una delle due concezioni cosmogoniche della teologia Hermopolitana, quella secondo cui l'Ogdoade, un insieme di otto divinità, fecondò il loto primordiale che galleggiava sulle acque primeve: il bocciolo si schiuse generando un sole infante i cui raggi benevoli accarezzarono il mondo. Quest'immagine, caratteristica del sistema Hermopolitano, è nota sin dall'Antico Regno e appare più chiaramente nel Nuovo Regno.
Il loto azzurro, Nymphaea coerulea, l'elegante fiore che si apre il mattino e si chiude la sera che nasce dall'umidità ed esala un piacevole profumo, costituiva un'immagine ideale per i miti della genesi.
Nel segreto del Nun, il grande e caotico Oceano primordiale della creazione, in un luogo chiamato «del Grande Lago» e tradizionalmente localizzato a Hermopolis, il «Grande Loto» apparve da solo, uscendo dalla superficie dell'acqua tra le acclamazioni delle quattro coppie primordiali. Aprendo i suoi petali, il fiore rivela il sole sotto forma di un bambino; il fanciullo apre gli occhi separando così la notte dal giorno: «Tu hai scacciato le nubi, hai allontanato l'autorità, hai illuminato i Due Paesi».
Loto reale
Il fiore di loto, nella sua essenza di entità solare, esprime il faraone nei suoi vari aspetti. Il sole nascente, equiparato al piccolo Horus, è l'immagine dell'erede divino, il piccolo principe che diventerà faraone. L'associazione del fiore con Ra e Horus rappresenta verosimilmente la maturità del Re nel pieno della sua potenza divina, in altre parole del suo mandato terreno di reggente sul Trono delle Due Terre. La ninfea che si richiude la sera esprime la vecchiaia e la morte del faraone, pronto a rinascere il giorno successivo, allo schiudersi del fiore, in un nuovo mondo, quello dei Campi di Ialu, il regno dell'Aldilà.
Al concetto di rinascita, o nascita dal Num, il Caos primordiale della creazione, è possibile associare anche l'immagine del re impegnato a governare secondo la legge di Maat, applicando regole indispensabili al buon governo del paese: la legge divina e l'ordine devono regnare sul Caos informe delle origini.
E' possibile, quindi, tracciare un evidente parallelismo tra la concezione cosmogonica Heliopolitana riferita al fior di loto e il mandato divino del faraone impegnato nell'opera di governo, la nascita e la morte del re idealizzati dal ciclo naturale della ninfea che si apre il mattino e si chiude la sera. La luce e le tenebre, il sole e la notte, la nascita e la morte, Horus bambino e Osiride il dio della rinascita, anche lui vincolato all'acqua, al Nilo, dispensatrice di vita sin dal giorno della creazione in cui, dal bocciolo di loto, il sole illuminò l'Egitto.
Fine