Scheda 11
Amenemhat I
Amenemhat I - II parte
Amenemhat I - II parte
Il regno di Amenemhat I costituì una vera svolta per l’Egitto, dato che, finalmente, il paese ritrovò l’unità dopo un lungo periodo di guerre e dispute interne fra i vari nomoi.
L’ascesa al trono di Amenemhat I, cominciò già sotto il regno del predecessore Mentuhotep IV, del quale il futuro faraone fu principe reale, visir e “Governatore di tutto l'Alto Egitto”.
La reggenza
Varie iscrizioni attestano lealtà e affetto da parte di Amenemhat I nei confronti di Mentuhotep IV, sentimenti testimoniati dal fondatore della XII dinastia anche durante gli anni della reggenza e oltre, rimarcati, addirittura, dai suoi successori.
Il lavoro svolto da Amenemhat I sotto il suo predecessore è descritto anche da un testo di Wadi Hammamat in cui è narrato come il futuro faraone sia impegnato a condurre ben 10.000 uomini alle cave e alle miniere, senza inconvenienti e senza subire perdita alcuna, come testimoniato dalla frase “ridiscesero senza perdite, non un uomo perì né finì disperso, non un asino morì, non un lavoratore si indebolì”.
La grande stima dimostrata nei confronti di Amenemhat I per il suo impegno e per la sua opera di grande servitore, porta ad ipotizzare che fu lo stesso Mentuhotep IV a volere il passaggio di potere al suo prediletto. L’ultimo faraone dell’XI dinastia regnò per soli sette anni, secondo il Papiro dei Re di Torino, e Manetone (sacerdote e storico 305-285 a.C. circa) inserisce Amenemhat I nella medesima
dinastia. Questa particolare situazione è dettata, forse, dal fatto che i nomarchi (capi dei nomoi) dell’XI dinastia non riconobbero la sovranità di Mentuhotep IV, data la sua non probabile origine regale o, comunque, a seguito di una sua presa di potere non ritenuta legittima. Si ritiene che in questa situazione di caos, Amenemhat I intervenne per pacificare la grave crisi sociale e politica, subentrando nella reggenza a Mentuhotep IV. In ogni caso, sembra certo che non si trattò di colpo di stato, ma di un avvicendamento resosi indispensabile a causa della grave crisi istituzionale. Peraltro, Amenemhat I mantenne in carica molti dei funzionari statali della precedente reggenza, confermando, indirettamente, una successione al trono tutto sommato concordata.
In merito a tale riunificazione dell’Egitto esistono due ipotesi:
1. l’avvenimento fu opera di Amenemhat I e non dei sovrani dell’XI dinastia; la prova di ciò sarebbero le intense lotte tra nomarchi verificatesi sotto Amenemhat I e da lui sopite. Pertanto, secondo tale teoria, il Medio Regno dovrebbe essere costituito dalla sola XII dinastia.
2. L’avvenimento fu opera dei sovrani dell’XI dinastia. Amenemhat I consolidò l’unità riportando ordine nei nomoi tumultuosi ancora dotati di una forte autonomia, fino alla totale pacificazione dello Stato egizio definitivamente riunificato.
E’ da sottolineare come questa seconda ipotesi sia la più probabile, anche in funzione di alcuni documenti e reperti che fanno prevalere l’idea che Amenemhat I fu colui che terminò l’unificazione egizia, portando concordia tra i vari distretti ed iniziando una nuova era, la XII dinastia.
Una nuova capitale
Con l’ascesa al trono e la pacificazione pressoché totale dell’Egitto, Amenemhat I fondò una nuova capitale, per sancire definitivamente la ritrovata unità dello Stato: Ity-tawy “Quella che conquista le Due Terre”, situata all'altezza del Fayyum. Di conseguenza, per tutta la XII dinastia e l’inizio della XIII, la capitale da Tebe fu spostata in questo nuovo centro che, per intero, portava il nome di “Amenemhat I Ity-tawy”. La città fu capitale dei faraoni della XII dinastia e le sue rovine sono state individuate nel 1992 da una missione del Metrolpolitan Museum di New York presso Lisht, appena a sud di Memphis. Proprio in questa località, sono presenti anche le rovine della piramide dello stesso Amenemhat I detta “Amenemhat è elevato e bello” e di suo figlio, l’erede al trono Senusert I, conosciuta come “Quella che è collegata alle dimore di Senusert”.
Oltre a sancire la definitiva unità territoriale e politica del Regno, Amenemhat I consolidò i confini del vasto territorio Egizio. A nord-est, al fine di controllare il sempre precario confine con l’Asia, fece edificare una linea difensiva costituita da alcune fortezze dette "Muro del Principe" (o "del Re") disposte lungo Wadi Tumilat. A sud, oltre alle numerose spedizioni in territorio nubiano, fece edificare un muro di confine esteso da Syene (Assuan) a Shellal, riaffermando pienamente il potere dell’Egitto sulla Nubia.
Le opere
Impegnatissimo nel ricostruire uno Stato forte e unito, Amenemhat I mise particolare attenzione nel ripristinare e consolidare pienamente, in modo efficace, l’amministrazione del regno. Testimonianza di ciò sono alcune importanti opere letterarie di prevalente carattere propagandistico ma utili per comprendere quale difficoltà incontrò il faraone nella sua grande opera di ricostruzione statale. Un esempio, è il libro della Kemyt, tradotto come “Somma”, in cui si pubblicizza apertamente il mestiere dello scriba, figura di primaria importanza per l’amministrazione ma di scarsa reperibilità all’epoca, come dimostra anche il Libro di Khety, noto come “Satira dei Mestieri”, il cui fine era il reclutamento di scribi. Questo fervore amministrativo era anche indispensabile per gestire al meglio la grande organizzazione predisposta da Amenemhat I, con lo scopo di distribuire le necessarie risorse alimentari alla popolazione, al fine di arginare le numerose e gravi carestie che tormentarono il suo regno.
Amenemhat I fu anche costruttore, probabilmente per la primaria necessità di consolidare l’unità egizia attraverso opere statali che creassero occupazione, sia nel Basso sia nell’Alto Egitto.
Purtroppo, dei numerosi monumenti fatti edificare dal grande faraone solo pochi sono giunti ai giorni nostri, peraltro in cattive condizioni. I templi erano dedicati prevalentemente ad Amon, il dio della vecchia capitale Tebe, e Sobek, divinità del Fayyum, sede di Ity-tawy.
Da citare, la monumentale porta in granito del tempio del forte di Qaret el Dahr, località a sud di Wadi Natrun e la “Porta dei due Cammini", analoga alla precedente e ubicata a Qantir, dove, come suggerito dal nome della porta ma anche con probabile riferimento all’Aldilà, si diramavano le vie per il Sinai e per l'Asia.
In Bassa Nubia, a EI Girgaui, sono presenti resti di un fortino, a testimoniare l’impegno di Amenemhat I nel contenere i nubiani nel loro territorio. Resti di opere volute dal grande sovrano fondatore della XII dinastia, autore della ritrovata unita dell’Egitto, sono presenti in Fayyum, nella zona del delta del Nilo, a Dendera, a Coptos, Tod e Armant: tutte testimonianze di Amenemhat I, “Uomo tra gli uomini” brutalmente assassinato dalle sue guardie del corpo.
Fine